Per riattivare gli strumenti di democrazia diretta, la nostra lettera alle istituzioni

Al Presidente del Consiglio dei Ministri

Al Presidente del Senato

Al Presidente della Camera dei deputati

Al Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione

pc. Al Presidente della Repubblica

Scriviamo a Voi in qualità di promotori di due proposte di legge di iniziativa popolare depositate in Corte di Cassazione lo scorso 20 dicembre e annunciate in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.299 del 21-12-2019,  recanti rispettivamente come titolo l’una “Istituzione delle Assemblee dei cittadini per il coinvolgimento diretto nella deliberazione su temi di interesse pubblico e generale. Assemblea dei cittadini sulla crisi climatica” e l’altra   “Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del popolo. Riforma della Legge 25 maggio 1970, n. 352 e rimozione degli ostacoli all’esercizio dei diritti costituzionali”.

Il diritto riconosciuto a noi e ai cittadini tutti dall’articolo 71 della Costituzione, ovvero esercitare l’iniziativa delle leggi attraverso la  proposta, da parte di almeno cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli, è da tempo totalmente negato.

Non solo perché le modalità di raccolta firme previste dalla legge n 352 del 1970, che pongono tra l’altro l’onere ai promotori di raccogliere le sottoscrizioni in presenza di determinati pubblici ufficiali senza però garantirne la disponibilità, sono state di recente giudicate dal Comitato Diritti Umani dell’Onu (caso Staderini/De Lucia vs Italia) “irragionevoli restrizioni” che violano il Patto internazionale sui diritti civili e politici e che l’Italia era tenuta a modificare entro il 31 maggio 2020.

Anche volendo, infatti, da mesi non è più neanche tecnicamente possibile organizzare un campagna di raccolta firme ai sensi di legge. Le procedure prevista dalla legge del 1970 non sono compatibili con il perdurare dello stato di emergenza sanitaria.

In Italia, le modalità e procedure con cui ne viene data esecuzione prevedono un sistema basato sulle firme cartacee, rendendo necessaria la presenza fisica dei firmatari oltre a quella dell’autenticatore e dei volontari che danno vita al punto di raccolta.

Attività vietata in periodi di lockdown e comunque difficilmente realizzabile in presenza di obblighi di distanziamento sociale e di prevenzione.

Ad esempio, come promotori delle due leggi di iniziativa popolare, ci apprestavamo a lanciare a marzo la raccolta firme, ma abbiamo dovuto sospendere la campagna a causa dei divieti contenuti nei decreti adottati dal Governo a seguito della pandemia Covid-19.   

Nel prossimo mese di novembre abbiamo programmato la ripartenza della raccolta firme, ma la situazione che si va determinando in Italia rende probabile che non potremo allestire i banchetti per strada.

Dunque, un diritto democratico costituzionale viene negato oramai da molto tempo senza che se ne preveda il ripristino. La causa, sia chiaro, non è lo stato di emergenza sanitaria, bensì le attuali modalità di raccolta,  anacronistiche oltre che contrarie al diritto internazionale e alla legalità costituzionale.

Basterebbe, infatti, modificare le vecchie normative -come peraltro la decisione del Comitato diritti dell’Onu imporrebbe- per introdurre modalità telematiche di raccolta firme, che oggi la tecnologia consente con sicurezza pari se non superiore alla vecchia raccolta cartacea davanti al pubblico ufficiale, tante volte finita alle cronache per ripetuti falsi di rilevanza penale

Sistemi di firma digitale, anche attraverso Spid esistono e sono già implementati, praticamente pronti per l’uso. Anche se il modello più accessibile ai cittadini e che ne garantisce la partecipazione in condizioni di uguaglianza è il sistema adoperato dalla Commissione Europea sulle iniziative popolari a livello comunitario.

Mentre il Parlamento discute la possibilità di far votare gli eletti da remoto, nessuno pone il problema di come restituire ai cittadini il diritto a intervenire nella vita pubblica, attraverso gli istituti previsti dalla Costituzione. Vale per le leggi di iniziativa popolare e , a maggior ragione, per i referendum.

Per questo chiediamo al Presidente del Consiglio di proporre con urgenza un decreto legge che consenta la firma online su referendum e iniziative popolari, e ai Presidenti di Camera e Senato di organizzare, nell’ambito delle autonome funzioni esercitate dalle Camere in merito alle proposte di leggi di iniziativa popolare, un sistema per la raccolta delle firme in modalità telematica o, in ogni caso, accettare come valide quelle sottoscrizioni raccolte dai Comitati promotori secondo le ordinarie regole di validità degli atti giuridici telematici.

Nell’intento di dare impulso, con la presente, a un fruttuoso impegno istituzionale per la riforma della legge 352 del 1970,

In attesa di riacontro

Con i nostri migliori saluti,

  • Mario Staderini – Promotore di azioni legali sui diritti politici
  • Marco Cappato – Tesoriere Associazione Luca Coscioni, Presidente Eumans
  • Filomena Gallo – Segretario Associazione Luca Coscioni
  • Lorenzo Mineo – Coordinatore Democrazia Radicale, Amministratore Eumans
  • Leonardo Monaco – Segretario Associazione Certi Diritti
  • Giuseppe Alterio – Attivista di Democrazia Radicale
  • Samuele Nannoni – Coordinatore Oderal – Organizzazione per la Democrazia Rappresentativa Aleatoria
  • Marco Sciolis – Web Master Oderal
  • Stephan Lausch – Coordinatore di Iniziativa Per Più Democrazia – Bolzano

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