A che punto è il ricorso di Democrazia Radicale contro il Rosatellum: un caso italiano di civil-hacking

Mai sentito parlare di civil hacking? Chi pensa che la partecipazione dei cittadini alla politica si basi soltanto sul mettere una scheda nell’urna una volta ogni 5 anni si sbaglia di grosso. Anche un piccolo gruppo di cittadini, se ben organizzato può compiere azioni che vanno a incidere direttamente nella vita pubblica, cambiando leggi e pratiche grazie ad iniziative ben congegnate.
I civil-hacker non fanno altro che mettere in rete, in versione open source pubblicamente accessibile, dati, informazioni e contenuti che si ritiene debbano essere di pubblico dominio, sostituendosi alle istituzioni nei casi in cui impediscano o ostacolino l’accesso a questo tipo  di informazioni.
Democrazia Radicale si propone proprio come centro di attivazione politica che realizza (anche) azioni di civil hacking contro le restrizioni e le violazioni ai diritti politici dei cittadini, puntando a cambiare le leggi attraverso azioni giudiziarie.
E’ proprio il caso dell’iniziativa messa in campo per denunciare le storture e superare l’attuale legge elettorale. Il sito libertàdivoto.it, nato da un’idea del giurista Mario Staderini e realizzato dal team di “Democrazia Radicale”, ha permesso in occasione dell’ultimo voto di settembre ai cittadini di conoscere i candidati dei partiti nei collegi uninominali. Attraverso un’applicazione tecnologica, l’utente ha potuto scoprire, inserendo i propri dati di residenza, quali sono i candidati del suo collegio e chi contribuiva a eleggere col suo voto. Decine di migliaia sono state le ricerche svolte dagli utenti.
Il sito era stato reso disponibile già nel 2018, in occasione delle precedenti elezioni politiche, quando nessun sito istituzionale forniva questo servizio di informazione sui candidati.
Alla parte tecnologica dell’iniziativa si collega poi quella legale. Democrazia Radicale, si è fatto promotore di un ricorso presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, diretto a smantellare l’attuale sistema di voto. A fondamento del ricorso Staderini ed altri contro Italia c’è la negazione del diritto ad un voto libero ed eguale insita nel Rosatellum: l’attuale legge elettorale si basa infatti su un sistema misto che non prevede l’opzione del voto disgiunto ed esclude la possibilità di esprimere preferenze nella parte proporzionale. Accade così che per votare il partito scelto al proporzionale, l’elettore deve necessariamente votare anche il candidato al collegio uninominale collegato a quel partito (o, in caso di coalizione, il candidato in comune).
Le azioni legali sono partite nel 2018 con la campagna “Libertà di voto”, nata per superare questa violazione ai diritti politici dei cittadini. In occasione delle elezioni politiche di quell’anno centinaia di cittadini hanno verbalizzato dichiarazioni ai seggi, come da loro diritto, contro le violazioni alla libertà di voto causate dalla legge elettorale. Dichiarazioni che hanno fatto da base per un ricorso alla Corte Europea Dei diritti dell’Uomo, depositato con l’aiuto dall’avvocato Antonio Bultrini, professore di diritto internazionale e diritti umani all’università di Firenze. Ad oggi iI ricorso ha superato la prima fase di ammissibilità ed è iscritto presso la Corte con il n°32122/19. Essendo trascorsi 5 anni dal deposito, si avvicina ormai la decisione nel merito delle questioni poste dai ricorrenti (la media oggi delle sentenze della Corte è di 7 anni dal ricorso).
In caso di condanna per l’Italia, il Parlamento dovrà cambiare legge elettorale, per garantire il rispetto della libertà di voto e dei diritti degli elettori.
L’iniziativa delle verbalizzazioni è stata reiterata con le elezioni politiche del 2022, andando a rafforzare le azioni legali: nuovamente, centinaia di cittadini hanno messo a verbale le loro dichiarazioni di contrarietà a una legge elettorale che viola la libertà di voto. Dichiarazioni che andranno a costituire materiale per la prossima memoria da inviare alla CEDU, in dirittura d’arrivo.
L’iniziativa giudiziaria farà dunque il suo corso. La campagna Libertà di voto di Democrazia Radicale ci dà intanto testimonianza che non basta aspettarsi che siano le istituzioni elettive ad intervenire per correggere leggi ingiuste: cittadini organizzati possono mobilitarsi per cambiarle e difendere i propri diritti.

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